È notizia di oggi che la Francia ha vietato in tutto il suo territorio la possibilità di indossare il burqa,il tradizionale capo d’abbigliamento delle donne di alcuni paesi, principalmente l’Afghanistan, di religione islamica ed il niqab, un velo che lascia scoperti solo gli occhi. Da tempo il paese transalpino di divideva e si interrogava sul possibile divieto ed anche in Italia c’è chi solleva o meglio ri-solleva, tale questione.
A parte qualche caso isolato, una donna cacciata dal supermercato, qualche mamma spaventata per l’insolito abbigliamento, e qualche amministratore locale leghista che cavalca l’onda mediatica per vietare nel proprio comune questo tipo di abbigliamento “perchè spaventa i più piccoli“, ci si deve interrogare sui motivi seri che hanno spinto i nostri cugini ad emanare una tale legge.
Il Presidente Fini ha affemato che il divieto è giusto, opportuno e doveroso in quanto è una forma di discriminazione nei confronti delle donne. Questo sembra essere il pensiero dell’intero centro-destra, mentre il centro-sinistra si spacca e per alcuni, come la senatrice Vittoria Franco, una legge simile potrebbe portare ad un’ ulteriore segregazione in casa delle donne musulmane.
Oltre al contesto religioso bisogna anche tener conto del tema sicurezza in quanto chi indossa questi abiti si rende praticamente irriconoscibile. In Italia esiste già una legge, l’art. 5 della legge n.152 del 1975, che vieta l’uso caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo e come afferma il Presidente Cota basterebbe farla applicare in modo uguale per tutti.
La Lega ha annunciato di voler predentare un disegno di legge identico a quello francese, come se questo fosse l’unico o il più grande problema che abbiamo, senza però valutare, verificare quali possano essere le effettive conseguenze sulla popolazione musulmana di questa legge e senza aver prima aver avuto un commento da parte dell’UE.
La nostra società si sta evolvendo verso una nuova entità multietnica, multilinguistica e multiculturale. Personalmente, mentre per qaunto riguarda i primi due aspetti derivanti dalla globalizzazione sono d’accordo sono contrario al terzo aspetto in quanto una società multiculturale ucciderebbe le tradizioni e la storia di un popolo ed i valori in esse contenuti. Ciò non significa però che questo argomentio vada preso alla leggera, ma una decisione in tal senso vada ponderata dato che potrebbe cambiare o forse sconvolgere le abitudini di molte persone.